Van Gogh lo dipinge nel febbraio del 1890 per suo nipote nato solo qualche settimana prima.
“Ho iniziato subito una tela per il figlio di Theo, una tela azzurro cielo, sulla quale si stagliano grandi fiori di mandorlo bianchi” scrive dall’ospedale psichiatrico di Saint-Rèmy dove è ricoverato e trascorre le giornate a osservare la natura e dipingere. È un’opera piena di speranza quella che dedica al piccolo Vincent che porta il suo nome. La fioritura del mandorlo annuncia l’imminente fine dell’inverno, tutto sembra in pace. La pennellata è distesa, quasi irriconoscibile se non nei nodi del legno. Il candore dei fiori risalta sullo sfondo dell’azzurro brillante del cielo.
“Il ramo di mandorlo è, forse, il dipinto migliore che ho realizzato, quello a cui ho lavorato con più pazienza e con più calma”, conclude.
Van Gogh muore nel luglio di quello stesso anno e il dipinto viene custodito con cura dal nipote. Oggi è parte della collezione del Museo Van Gogh di Amsterdam che egli stesso ha fortissimamente contribuito a realizzare.
Anche se reclusi, con pazienza e amore possiamo realizzare cose bellissime e la vita si rinnova sempre.
Buona primavera, in attesa di tornare a correre su un prato pieno di margherite.